Parrocchie di Racconigi, Murello e Foresto

"Io non sono che una piccola Matita nelle Mani di Dio" - Madre Teresa di Calcutta

Quaresima di fraternità – 2025

Mar 8, 2025

L’attuale gravissima crisi del Medio Oriente, iniziata nell’ottobre del 2023, sta vivendo una nuova fase, che se da un lato offre segni di speranza, dall’altro lascia molte inquietudini e dispiega la portata del dramma che la popolazione di Siria, Libano e della Terra Santa vive ormai da troppo tempo. Gli elementi positivi sono le tregue in Libano e a Gaza, che finalmente stanno permettendo un po’ di sollievo alla popolazione ma anche un maggiore impegno nell’assistenza umanitaria, in sicurezza per gli operatori. Purtroppo, non si tratta di pace, che è ancora molto lontana. Si continua a morire sotto le bombe e in scontri a fuoco a Gaza, in Libano ma soprattutto in Cisgiordania, dove in questa fase si è spostato l’asse delle operazioni militari israeliane. Dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 53 palestinesi, tra cui otto bambini. Al 30 gennaio si contano circa 20.000 sfollati, soprattutto dall’area di Jenin. Si tratta quindi di una tregua fragile, accompagnata da varie violazioni e minacce di interruzione, e soprattutto senza un piano su come proseguire al termine del periodo di tregua.
Un altro elemento positivo riguarda la storica caduta del regime degli Al Assad in Siria, dopo 54 di dittatura, corruzione, repressione politica e privazione dei diritti fondamentali per i cittadini siriani. Questo
evento incredibile per la velocità in cui si è dispiegato, e sicuramente positivo, purtroppo non è stato
il frutto di un processo democratico e partecipato ma di un’azione armata di un gruppo di miliziani
jihadisti (HTS). Per fortuna non c’è stato il bagno di sangue che si temeva, ma ora al controllo del paese
c’è una nuova leadership di origini jihadiste e integraliste, che nonostante le promesse di tolleranza e
democrazia, lascia molte ombre sul futuro del paese. La caduta del regime sta inoltre scoperchiando
gli orrori del regime e della guerra, riaprendo ferite e conflitti che potrebbero generare nuova violenza.
In tutti e tre questi contesti, Terra Santa, Libano e Siria, si vive quindi una situazione di forte contrasto,
tra gioia e dolore, speranza e paura.


L’IMPEGNO DELLA RETE DI CARITAS ITALIANA
In tutti e tre questi contesti Caritas Italiana è presente e attiva a supporto delle Caritas sorelle che sono
abbastanza solide e strutturate, in grado di progettare e implementare progetti anche di grandi dimensioni. In particolare, in Libano, ma anche in Siria e in Terra Santa. L’impegno è quindi rivolto a 3
principali settori di intervento:
1. sostegno finanziario a progetti di aiuto d’urgenza e di riabilitazione (socioeconomica, psicosociale, di
strutture educative e sanitarie). In particolare, in Terra Santa con la tregua è stato lanciato un nuovo
ampio piano di aiuti d’urgenza a Gaza e in Cisgiordania che ha come focus l’assistenza sanitaria, il sostegno economico, il supporto psicosociale e la fornitura di protesi.
2. accompagnamento tecnico e rafforzamento di capacità: in particolare per Caritas Siria, ma anche
Libano e Gerusalemme soprattutto per la promozione della pace;
3. informazione, sensibilizzazione, advocacy rivolta in particolare alle diocesi italiane.
Nella regione sono presenti due operatori di Caritas Italiana in Siria e un operatore in Giordania, dove entro a breve sarà raggiunto da due Corpi Civili di Pace.


COMUNICATO STAMPA DELLA CARITAS ITALIANA IN DATA 24 GENNAIO
Un intervento cofinanziato da Caritas Italiana con un nuovo stanziamento di 700.000 euro. “I fondi – spiega il direttore don Marco Pagniello – provengono, e proverranno, dalla colletta che coinvolge le comunità parrocchiali e le diocesi di tutta Italia.
Nella Quaresima di Fraternità di quest’anno vorremmo coinvolgere le nostre comunità in questo
progetto di giustizia mondiale.
Nei mesi passati Caritas Italiana è stata in costante relazione con Caritas Gerusalemme che è stata
sempre presente anche a Gaza. Di fronte a situazioni come quella in Terra Santa, che purtroppo è la
manifestazione di una conflittualità globale molto più diffusa, ci rendiamo conto di come in questo nostro
mondo tutto sia connesso. Ciò ci spinge a ribadire la necessità della tutela dei diritti di tutti – non solo
a Gaza ma ovunque uomini e donne si trovino in difficoltà

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